Ci siamo.
Ci divide, ormai, solo una manciata di ore... Le più lunghe, dannazione!
Eppure è bello star qui, passar la notte a scrivere e pensarti, incapace di dormire per quel fremito che mi contraddistingue, lo stesso che sentivo la notte prima del primo giorno di scuola, il giorno prima di qualcosa di importante.
Mi sento emozionata.
Sorrido sorniona al solo pensiero, so già che domani arriverò all'aeroporto scandalosamente in anticipo, sgomiterò per stare in prima fila ad aspettarti e fisserò le sliding doors finché non ti vedrò. Che poi, conoscendomi, starò lì immobile, perché terrorizzata dal fatto che potresti comparire proprio mentre sto cercando qualcosa nella borsa o mentre mi sto allacciando una scarpa o sistemando i capelli.
Resterò ferma.
Mi piace aspettarti all'aeroporto.
Guardo le altre persone, tento di fare la matchmaker, di capire che tipo di persona sta aspettando colui che attende a fianco a me, vorrei quasi chiederglielo.
So anche che non mi interesserebbe la risposta: domanderei solo per poter dire "Io sto aspettando il mio compagno", sorridendo.
Poche ore e ricomincerò ad essere una, tutta. Queste tre settimane senza te mi hanno fatta sentire incompleta, mi sono resa conto che ho tentato di colmare la tua assenza fisica nominandoti continuamente.
Tra poco mi ricongiungerò con la mia persona.
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